Avevamo già conosciuto e collaborato con Anupama Kundoo quando, durante gli smontaggi della Biennale d’Arte 2015, apprendemmo dal suo assistente Sebastiano Giannesini che avrebbe partecipato all’edizione seguente con un progetto importante.
“Building Knowledge-an inventory of strategies” avrebbe portato alle Corderie dell’Arsenale un prototipo, in scala 1:1, di un modulo abitativo sperimentale sviluppato qualche anno prima in India, progettato con materiali economici e di facile reperibilità, per risolvere situazioni residenziali emergenziali, in contesti delicati dal punto di vista sociale ed ambientale.
La Full Fill Homes -questo il nome del prototipo- era quindi un insieme di moduli realizzati con rete metallica rivestita di cemento, e poi rifiniti con intonaci di argilla di vari colori.
Sebbene fosse una costruzione semplice, si poteva immaginare sin da subito che non sarebbe stato sostenibile lavorare una quantità così importante di cementi e costruire una casa vera e propria -composta di moduli pesantissimi- per doverla poi demolire dopo pochi mesi, a fine mostra.
La soluzione era una sola: costruirla con materiali di riuso, più leggeri e soprattutto immediatamente disponibili, ovvero con i materiali che avevamo appena smontato dal padiglione tedesco ai Giardini della Biennale.
Second life / RE-BUILDING KNOWLEDGE in Marghera
Durante le operazioni di montaggio, insieme a decine di studenti di architettura e lo staff dei progettisti, nell’ambito di un workshop internazionale, iniziammo a studiare il riutilizzo dell’installazione individuando nel centro sociale Rivolta e la Cooperativa Sociale Caracol di Marghera il luogo ideale dove ridare vita a quei materiali ed allo stesso tempo rafforzare il concept di Anupama.
Dopo alcuni mesi, alla fine degli smontaggi della Biennale, un secondo workshop internazionale, in collaborazione con lo IUAV , avrebbe riorganizzato i materiali dell’installazione per migliorare gli spazi di accoglienza di un gruppo di profughi appena insediati, provenienti da Mali, Ghana, Bangladesh.
“È importante che gli studenti di architettura siano in contatto con la realtà. Come docente, tento di creare opportunità per loro di confrontarsi con persone reali, luoghi reali, materiali reali e scala reale durante il processo del progetto”, ha affermato Anupama Kundoo.
“Il workshop è diventato un’occasione per affrontare le questioni locali, per contribuire direttamente alle loro soluzioni e per scambiare conoscenza attraverso rapporti interdisciplinari e interculturali.
Il processo di re-installazione si è trasformato in opportunità per continuare il Building Knowledge”