Commissario: Swiss Arts Council Pro Helvetia
Curatori: Alexandre Babel, Francesco Stocchi
Espositore: Latifa Echakhch
Project Manager: Maud Châtelet
Progettazione 3D: Arch. Alessandra dal Mos
Costruzioni: Rebiennale R3B
All’inizio c’è la fine: il ciclo vitale secondo Latifa Echakhch
La mostra del Padiglione della Svizzera alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale
di Venezia è intitolata The Concert ed è stata concepita da Latifa Echakhch, in collaborazione
con il percussionista e compositore Alexandre Babel e il curatore Francesco Stocchi.
Malinconici scampoli d’arte riempiono il primo spazio, dove i visitatori iniziano un viaggio a ritroso
nel tempo. In ogni sala l’atmosfera cambia – il tempo corre alla rovescia, dalla viva luce del giorno
alla sera precedente. Sempre più manifestamente ispirate a opere e tradizioni folcloristiche, le
sculture di ampie dimensioni appaiono vieppiù velate da un’oscurità incombente.
Sono scene di impermanenza, di catarsi, con cui l’artista Latifa Echakhch incanta i visitatori del
Padiglione della Svizzera alla Biennale Arte 2022, scene che mettono in luce il ciclo vitale in una
maniera composita e ricca di sfaccettature. La maggior parte dei materiali utilizzati per la mostra,
riciclati da precedenti Biennali, sono essi stessi risultato di una trasformazione.
Il processo di riuso e costruzione
Per la realizzazione del padiglione svizzero, sono stati utilizzati i seguenti materiali provenienti dalle installazioni della Biennale 2021
– Cile: pannelli di multistrato di pino 240x120cm, morali di legno 12x5cm di varie lunghezze, doghe di multistrato di pioppo h.10cm (utilizzati per costruire la parete divisoria del magazzino della sala principale e gran parte degli esoscheletri delle sculture).
– Thailandia: listelli di abete 37x75mm di varie lunghezze (utilizzati per realizzare le strutture portanti degli esoscheletri)
– Slovenia: n.523 listelli di abete 40/40/500mm (utilizzati per completare le orditure trasversali delle strutture di legno)
– Brasile: pannelli fonoassorbenti 50x100cm sp.5cm, per un totale di 40mq (utilizzati per isolare la stanza principale), n.2 porte da interno (utilizzate per accedere al magazzino della sala principale
– Albania: n.15 rotoli di PVC nero H.120cm Ml.100 (utilizzati per creare il percorso pedonabile successivamente ricoperto con la ghiaia.
– Materiali provenienti da fornitori locali: fornitura di tranciati di frassino inutilizzabile in falegnameria in quanto con difetti di colorazione (utilizzato per creare la ‘pelle’ delle sculture)
– Materiali lignei vari, provenienti dal nostro magazzino a completamento delle strutture.
Fotogrammetria e progettazione 3D
Dai modellini in argilla alle sculture reali in legno, il passaggio non è stato breve ed ha previsto una prima fase in cui, grazie alla fotogrammetria (ed i software open source Meshroom, Meshmixer, Instant Mesh e Blender) abbiamo ottenuto, pulito ed ottimizzato le curve 3D. In seguito il nostro staff tecnico ha sviluppato il progetto delle strutture interne e delle costole (esoscheletri) delle sculture.
Gli elementi lignei strutturali e quindi le costole sono state sagomate direttamente sul campo dal nostro team di esperti falegnami e quindi assemblate per mezzo di viti di acciaio autoforanti. In seguito, grazie allo staff della galleria d’arte Repetto-Kaufmann , le sculture sono state sapientemente rivestite con il tranciato di betulla.
Solo a termine delle operazioni di falegnameria, sono stati posti i percorsi di sicurezza in PVC e quindi rivestito tutto il padiglione con del ghiaino di sezione uguale a quello utilizzato nei viali dei Giardini: in questa maniera, a fine mostra, verrà donato alla Biennale per la consueta manutenzione e ripristino dei percorsi, il tutto senza sprechi ed a km zero.
Per i legnami invece, è attualmente in fase di studio il loro riutilizzo e presto seguiranno degli aggiornamenti.
Alcune immagini gentilmente concesse dallo staff del padiglione, a cura di Annik Wetter
Swiss Pavilion at the 59thInternational Art Exhibition – La Biennale di Venezia, 2022.
Courtesy the artist. Photo: Annik Wetter